USS SELEYA

SISTEMI PER LA GENERAZIONE DI ENERGIA   4

Pre-fusione
Fusione nucleare
Reazione materia/antimateria

Energia da Punto Zero
Altri sistemi: singolarità quantica controllata

 

Altri sistemi: singolarità quantica controllata

Il sistema di produzione di energia tramite singolarità quantica controllata è l’applicazione pratica di un insieme di concetti noti fin dagli albori della esplorazione dello spazio quali l’effetto fionda, il rapporto massa/energia nell’Equazione di Einstein e l’orizzonte degli eventi di un buco nero.

Attualmente, solo una razza nota alla Federazione utilizza il sistema della singolarità quantica controllata: l’Impero Stellare Romulano. Il sistema, infatti, se da un lato offre degli indubbi vantaggi dal punto di vista del carburante necessario alla produzione di energia, dall’altro genera problemi di smaltimento che si sono – ad oggi – rivelati insormontabili.

Il sistema si basa su un principio scientifico piuttosto semplice: l’energia non si crea e non si distrugge, ma si può trasformare. Corollario di questo principio è che l’energia cinetica, data cioè dal movimento, può essere trasformata in un altro tipo di energia, utilizzabile per alimentare i sistemi di una nave stellare.
L’unico inconveniente è quello di generare abbastanza energia da forzare la barriera di curvatura.

I Romulani hanno risolto il problema installando a bordo dei loro maggiori vascelli un piccolo buco nero, mantenuto in sospensione magnetica all’interno di una camera di contenimento; iniettando un piccolo flusso di materia ordinaria (di solito viene utilizzato il normale idrogeno interstellare raccolto dall’equivalente romulano dei Collettori Bussard) verso l’orizzonte degli eventi della singolarità, le particelle orbiteranno attorno all’orizzonte, acquisendo per via cinetica più energia di quanta ne avevano al momento dell’iniezione.
Oltre una certa quantità di energia le particelle stesse tenderanno a lasciare l’orbita, sfuggendo verso i confini dell’apparato di contenimento, dove vengono catturate da appositi captatori che assorbono il surplus di energia prima di iniettare nuovamente la materia verso il piccolo buco nero.

I vantaggi del sistema sono, a prima vista, evidenti: innanzitutto, nella produzione di energia non è coinvolta l’antimateria, con immediati benefici dal punto di vista della sicurezza delle operazioni; poi, non servono serbatoi di materia, essendo sufficiente l’idrogeno interstellare per avviare la reazione e potendo riciclare continuamente la stessa materia, a cui si continua ad aggiungere e togliere energia; infine, non esiste un limite teorico alla quantità di energia che è possibile produrre, se non quello dato dalla capacità degli iniettori di materia e soprattutto dei captatori.

Ad uno sguardo più approfondito, però, si scorgono rischi e pericoli e svantaggi tali da aver sconsigliato alla Flotta Stellare, e a praticamente tutte le razze note alla Federazione, di seguire questa strada.

Innanzitutto, un buco nero è una singolarità quantica “controllata” solo fino ad un certo punto: se il flusso di materia non è accuratamente calibrato e bilanciato non entrerà in orbita, acquisendo energia utile, ma precipiterà verso il centro della singolarità, andando a fornire massa al buco nero che inizierà quindi ad espandersi; poiché il tasso di espansione di un buco nero (una singolarità di 1 cm di diametro fornisce circa 4 Terawatt di potenza, 2 cm circa 32 Terawatt, e così via, con una crescita pari al cubo dell’incremento) è inversamente proporzionale alle sue dimensioni, un piccolo buco nero tenderà ad espandersi molto velocemente; la perdita di contenimento dovuta ad accrescimento incontrollato porta alla perdita di un vascello di classe D’Deridex – per implosione – in pochi millesimi di secondo.

Secondariamente, un buco nero – per quanto piccolo sia – ha una massa non indifferente, che si traduce in maggiore richiesta di energia solo per poter far viaggiare la nave che lo contiene; inoltre, in tutte le manovre la nave subirà l’inerzia della massa supplementare da muovere, rendendola lenta.
La Flotta Stellare, che privilegia vascelli medio piccoli con alta manovrabilità e alta velocità di curvatura, trova queste limitazioni contrarie alle proprie necessità. I Romulani, che prediligono invece grosse unità da guerra, più lente ma più poderose, non ritengono che l’incremento di massa generato dalla singolarità quantica sia un prezzo eccessivo da pagare.

Terzo, ma non ultimo, inconveniente di un sistema alimentato da singolarità quantica è che… non si può disattivare.
Mentre un nucleo a curvatura è sottoposto ad una reazione “intrinsecamente sicura”, ovvero si spegne se smette di essere alimentato, un buco nero che non attragga più materia semplicemente smette di accrescersi, ma resta comunque delle sue dimensioni. Una volta creato, insomma, continua ad esistere per milioni di anni.
È pur vero, da un lato, che l’Impero Romulano non prevede di doversi disfare di vecchie singolarità (semplicemente le trasferisce da un vecchio vascello ad uno nuovo), ma in caso di incidente il buco nero – dopo aver assorbito il vascello e tutto quello che si trova nelle vicinanze – resta a fluttuare nello spazio aperto, costituendo un pericolo per la navigazione.
Per non parlare di quello che succede se la singolarità sfugge al confinamento all’interno di un sistema planetario.

 
Star Tech
Inizio Sezione
Real Tech