AMBIENTI E FORME DI VITA
LE MACRO - AREE
Come sugli altri pianeti, anche su Vulcano sono presenti varie zone climatiche; tuttavia le differenze di temperatura tra esse sono meno marcate rispetto a quelle che rileviamo in altri mondi. Ogni zona comprende molti ecosistemi, in cui sussiste una notevole biodiversità. I primi visitatori di Vulcano lo trovarono un fatto insolito, ma si tratta solo della logica conseguenza della necessità di sfruttare al meglio ogni minima risorsa che entra nelle varie catene alimentari.
Per ragioni di fruibilità e chiarezza, presenteremo solo alcune forme di vita di tre macro-aree: i deserti, le pianure vulcaniche e le zone temperate. Il visitatore che si reca su questo mondo noterà come i Vulcaniani preservino l'ambiente: grande è l'attenzione verso un uso ecocompatibile delle risorse e numerose sono le riserve naturali protette.
I DESERTI
Il termine deserto è una definizione semplicistica che racchiude ambienti molto diversi tra loro: dalle dune di sabbia equatoriali alle pianure di ghiaia. In questi ambienti inospitali sono comunque presenti piante e animali che hanno sviluppato interessanti strategie di sopravvivenza.
Nei tempi antichi i deserti furono teatro della feroce lotta tra le tribù per accaparrarsi il controllo delle sparute oasi che li punteggiano; oggi, grazie all'applicazione di tecnologie molto avanzate, le risorse idriche del sottosuolo vengono sfruttate per sostenere i bisogni di città come Shir-Kahr senza per questo alterare il naturale equilibrio dell'ecosistema circostante.
SHAVOK
Nei tempi pre-riforma, gli abitanti del deserto consideravano lo shavok un animale sacro: in effetti era di "buon auspicio" avvistarlo quando si viaggiava per lande sconosciute, poiché esso, se non in caccia, discende al suolo sempre in prossimità di un'oasi.
Questo rapace ha una poderosa apertura alare, superiore ai due metri; preda roditori e rettili. Nei testi di genetica vulcaniani un suo parente stretto, lo shavok delle rocce, è portato come esempio di mutazione genetica casuale di successo: dotato di due paia di zampe, esso si arrampica sulle rocce per spostarsi e cacciare in un silenziosissimo volo planato.
K ' KAREE
Il veleno del k'karee, spruzzato con forza grazie alle due sacche sotto la gola, causa paralisi temporanee o, se colpisce negli occhi, la cecità, a meno che non possano essere prontamente somministrate le specifiche antitossine (sotto forma di un "siero antivipera" in hypospray). Nonostante i rischi che tale impresa comportava, nell'antichità questo rettile era attivamente cacciato, in quanto il suo veleno spalmato sul filo delle lame delle lance o sulle punte delle frecce era impiegato per aumentarne l'efficacia (non dissimilmente dal curaro terrestre). Essendo un serpente notturno, esso è dotato di sensori termici per individuare le prede nella oscurità. Le carni del k'karee sono commestibili.
LE - MATYA
Si tratta di feroci pseudofelini, rinomati per i riflessi fulminei, che attaccano qualsiasi essere che vedano o fiutino per berne il sangue. La tossina nervina delle loro zanne e dei loro artigli può uccidere in pochi minuti o paralizzare, a seconda della taglia della vittima.
Ne esistono varie sottospecie: molto noti il le-matya arancione del deserto e il le-matya verde delle rocce.
Nelle ere remote, ciascun le-matya possedeva un vasto territorio di caccia nei grandi spazi aperti del pianeta; ora questo è necessariamente ridotto, ma pur sempre di vari chilometri quadrati.
CIR - CEN
Esistono molte varietà di cir-cen e sono le piante più
diffuse nelle zone desertiche; la ragione del loro successo non sta solo
nella protezione fornita dalle spine acuminate: queste piante grasse hanno una coriacea membrana esterna, portata come esempio di struttura iper-resistente dagli esperti botanici poiché sezionabile solo da lame affilatissime (succhiando la polpa si ricava acqua) o da laser.
Anche il fuoco la intacca solo parzialmente: nel caso il cir-cen venga a contatto con la fiamma, la parte carbonizzata crea una specie di guscio che protegge il resto del vegetale.
SIR-SOSS'IM
I sir-soss'im sono platelminti col lungo corpo aculeato arrotolato in forme sferiche all'apparenza vegetali, del diametro massimo pari a 1,2 m.
Sono simili ai cespugli rotolanti delle praterie dell'America Nord-Occidentale
sulla Terra, viaggiano in gruppo e possiedono un'intelligenza collettiva.
Fino all'avvento delle moderne tecniche di esplorazione coi sensori, si
pensava che gli sfuggenti sir-soss'im fossero solo leggende, sinistre apparizioni che predavano i malcapitati, sparendo poi improvvisamente com'erano venuti.
Tali carnivori, unici nel loro genere, sopravvivono solo in un paio di riserve
naturali interdette ai visitatori.
G'TETH
È un cespuglio che cresce nelle aree ombreggiate del deserto e sulle colline semidesertiche. Le sue bacche, tostate, frantumate e messe in infusione, vengono usate per fare una bevanda rigenerante conosciuta come "caffè vulcaniano". Una piccola borraccia di tale prezioso liquido compariva nella dotazione standard delle staffette degli antichi eserciti delle tribù che abitavano la zona delle basse colline (dove anche oggi si trovano le piantagioni più estese di g'teth).