USS SELEYA

SISTEMI DI DIFESA

CORAZZA AD ABLAZIONE

Stato attuale: tecnologia in fase di implementazione

La corazza ad ablazione è una innovazione recente nei sistemi di difesa della Flotta, anche se concettualmente si rifà sia alla polarizzazione dello scafo sia ai sistemi di difesa dal calore di rientro dei primi shuttle terrestri.

Questo sistema di difesa entra in funzione nel caso in cui un'arma ad energia riesca a penetrare gli scudi e ad impattare sullo scafo.
Per impedire o almeno ritardare danni strutturali alla nave, la corazza opera in due fasi: inizialmente la struttura della corazza disperde l'energia dal punto di impatto verso tutta la propria superficie (imitando in questo il comportamento degli scudi) provvedendo allo stesso tempo a dissiparne la carica vaporizzandosi (da cui il termine ablazione); le particelle che compongono la corazza, inoltre, vaporizzandosi creano una nube abbastanza densa da rifrangere e disperdere parte del raggio che sta colpendo la nave.

La corazza ad ablazione rappresenta quindi una estrema risorsa di difesa, in quanto opera nel momento in cui gli scudi siano inattivi. Non di meno, la possibilità di evitare danni diretti rappresenta un'importante risorsa strategica. Inoltre, la corazza ad ablazione è in grado di resistere anche ad impatti cinetici diretti di limitata potenza.
L'aspetto negativo di questo sistema è che può essere utilizzato una sola volta: la corazza colpita e vaporizzata, infatti, deve essere fisicamente sostituita in un cantiere appositamente attrezzato.

Lo sviluppo della corazza ablativa è iniziato come parte del programma volto a sviluppare sistemi d'arma in grado di contrastare i Borg. Per questo le prime navi a venirne dotate - già in fase di progetto - sono state le classi Defiant, Prometheus e Sovereign; successivamente la Flotta ha iniziato a installare questo sistema anche sulle navi di classe Akira e Galaxy, anche se le difficoltà di produzione e implementazione ne hanno rallentato il dispiegamento durante la Guerra del Dominio.

Vista l'importanza di questo sistema di difesa per la sopravvivenza della nave in un teatro bellico, la Flotta Stellare prosegue le ricerche per migliorarlo, in particolare verso due aree: le generazione in situ della corazza ablativa e l'implementazione di una corazza ad ablazione nano-rigenerante.

Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una delle numerose innovazioni tecnologiche riportate dalla USS Voyager al suo ritorno dal Quadrante Delta. Si tratta di generatori, disposti lungo lo scafo ed accoppiati ai normali generatori di scudi, che in condizioni di emergenza sono in grado - in pochi secondi - di circondare un vascello con una corazza ablativa.
Anche se, una volta in posizione, una corazza ablativa non consuma energia, il processo della sua creazione ha però il difetto di assorbire molta energia (in breve, si tratta di attivare contemporaneamente migliaia di piccoli replicatori industriali che creano uno strato spesso almeno 10 cm attorno a tutta la nave), ragione per cui potrebbe per ora essere montato solo sulle navi più grandi. Inoltre, il tempo di generazione della corazza ad ablazione è di alcuni secondi: un tempo che in situazioni di emergenza potrebbe essere troppo lungo, per cui deve venire accoppiato agli scudi tradizionali, il cui tempo di attivazione è di alcuni microsecondi soltanto.
Il grande vantaggio di questo sistema, comunque, risiede nel fatto di non necessitare di appositi cantieri per il suo montaggio e per la manutenzione della nave. Qualora si superasse il problema dell'assorbimento di energia (probabilmente con l'utilizzo generalizzato degli ZPM, Zero Point Module) la Flotta intende estendere l'utilizzo di questo sistema a tutte le proprie navi.

L'implementazione di una corazza ablativa nano-rigenerante è concettualmente più semplice, in quanto si tratta semplicemente di interporre fra la corazza e lo scafo della nave uno strato di materiale "inerte" e di naniti costruttori.
Qualora la corazza venisse vaporizzata in uno scontro, i naniti nelle immediate vicinanze del punto danneggiato si attiverebbero e inizierebbero a ricostruire lo strato di corazza andato distrutto.
Da un punto di vista tattico questa soluzione rappresenta un ulteriore passo verso la sicurezza della nave e del suo equipaggio. L'aspetto negativo risiede sia nel fatto che un ulteriore strato di materiale costituisce un peso supplementare che rallenta - seppur di poco - la capacità di manovra della nave, sia nel fatto che l'installazione e la manutenzione sono ancora più complicate - e quindi richiedono un tempo ancora maggiore - delle corazze ablative standard.

 
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