LCARS - ARCHIVIO 2007
Kobayashi Maru Game
Scrivo questo diario nell’anno del Signore 2380 per lasciare testimonianza
di quello che fui costretta a subire. Tu, lettore, che per caso hai ritrovato
questo manoscritto, ti starai chiedendo quali torture possono essermi mai
state inflitte, quali barbarie perpetrate contro la mia persona, quali orrori
possano aver visto i miei occhi. Tu, lettore, che per caso hai fra le mani
questo manoscritto rovinato dal tempo e dall’umidità, tu che osservi
gli errori dei tuoi avi con l’occhio critico dell’osservatore evoluto, vorresti
che io ti raccontassi cosa mai mi è accaduto.
Ma io farò di più. Te lo mostrerò.
Chiudi gli occhi ora, lettore, e immagina un edificio di maestosa imponenza,
nel cuore di una ridente cittadina sulle sponde del mare, dove decine di appassionati
(o fanatici, che dir si voglia) di un antico quanto elevato intrattenimento
si ritrovano una volta all’anno, per condividere la propria gioia e incontrare
amici lontani (e bere fino a notte fonda vino di sangue di scadente qualità).
So cosa stai pensando ora, lettore. Quale brutalità può essere
stata perpetrata in un sì piacevole luogo e in mezzo a cotanta felicità?
Permettimi l’ardire di ricordarti, lettore (che sembri non avere proprio la
minima idea di che cos’è il Kobayashi Maru Game o non saresti così
giulivo, caro il mio amico ciliegia), che non tutto appare come in realtà
è.
Tra le molte attività che si tengono in queste gaie occasioni nessuna
è spaventosa quanto l’annuale torneo rituale che si svolge da tempo
ormai immemorabile, torneo all’insegna della follia e…
Ma facciamo un passo indietro…
Tutto è cominciato con l’appello… Anzi no: tutto è cominciato
con l’annuncio che i moduli di iscrizione al gioco sarebbero stati pubblicati
venerdì alle ore 14…Quando siamo arrivati c’era già la coda
fuori dalla Sala Giochi, segno che di pazzi che, come noi, vogliono infliggersi
quest’impresa masochista ce ne sono molti. Ma la nostra intrepida squadra
non si è fatta scoraggiare e, forti della vittoria dell’anno scorso,
abbiamo inviato il comandante T’Ryla, la quale piena di determinazione e astuzia tipicamente vulcaniane ha sgomitato tra gli aspiranti partecipanti per raggiungere
il foglio e ha commesso l’insano gesto… ci ha iscritti.
Siamo quindi usciti dalla stanza memori delle Kobayashi passate e pronti a
passare una serata di puro delirio.
Allo scattare dell’ora zero, la nostra squadra composta dal comandante T’Ryla,
dal tenente comandante Hoe, dai tenenti Surok
e MiloSQ e dai sottotenenti Lomax, Tar Mardan, Daugherty e Ruwon, si è presentata all’appuntamento. Dopo un breve appello (con assegnazione di un ulteriore componente della squadra, Letizia) ed una rapida
spiegazione delle regole del gioco (notare che quest’anno il regolamento era
di una sola pagina, grazie Angelo!), siamo partiti.
Dopo l’assegnazione dei master alle squadre (quegli individui con una luce
folle negli occhi che tallonano le squadre di partecipanti) e la lettura del
primo indizio, (ma non prima della rituale consegna di nastrini colorati da
legare a mò di Kamikaze al fine di rendere esplicita a tutti la nostra
appartenenza a questa o quella squadra e contemporaneamente manifestare la
nostra infamia di partecipanti al gioco; il tenente Surok ha in questa occasione
fatto sfoggio delle sue orecchie vulcaniane che gli hanno fornito un utile
appiglio cui attaccare il sopraccitato nastrino), le sei squadre sono partite,
libere di muoversi per Bellaria. Una delle interessanti novità è
stata infatti l’estensione del campo di giochi all’intera suddetta ridente
cittadina, per l’orrore degli abitanti indigeni che si sono visti girare bande
di pazzi per la città alle tre del mattino.
Alcuni delle destinazioni erano ardue da individuare e molti hanno sfoderato
tanto di connessione ad Internet (il comandante Hoe, che quella sera era particolarmente
sovraeccitato, ha armeggiato per una buona metà della gara con il proprio
supertecnologico-palmare-dotato-di-qualunque-funzione) per risolvere gli indovinelli
(la nostra astuzia non ha confini)…
Inutile dire che dopo un po’ i master se ne sono accorti e hanno proibito
la cosa.
Le destinazioni erano sadicamente progettate per essere una fuori e una dentro
il Centro Congressi, mentre, presumibilmente per salvare quel poco di dignità
residua, le prove pratiche si svolgevano solo all’interno. Tra telefoni senza
filo ("Quattro quadranti della galassia forniscono clienti al bar di
Quark"), mimi (indimenticabile quello del comandante Hoe e ciò
che è venuto fuori dai nostri fiacchi tentativi di indovinare)e chi
più ne ha più ne metta, siamo riusciti a raggiungere la maggior
parte dei pianeti.
Ma non è finita qui, perché durante le nostre escursioni per
Bellaria dovevano essere risolte varie prove teoriche (sudoku, indovinelli
e fotogrammi di scene di puntate di Star Trek di cui bisognava poi individuare
il titolo…).
Periodicamente inoltre capitavano gli imprevisti (come quelli del monopoli
ma molto più sottili e perversi), come tempeste ioniche che ti costringevano
a camminare all’indietro ( si favoleggia che una squadra sia stata costretta
a farlo nella piazza principale, mentre altri o si sono rifiutati di camminare
o hanno scelto viuzze laterali lontane da occhi indiscreti; in questo senso
a noi è andata male: pur avendo scelto una viuzza laterale abbiamo
incontrato una coppietta che ad occhi sgranati e colmi di terrore ci ha domandato
"Ma state facendo un gioco, vero?!"), camminare a occhi chiusi,
camminare cambiando continuamente direzione o ancora non camminare affatto.
Vi erano infine le chiamate per il cambio degli ostaggi al centro, a seguito
delle quali bisognava correre (letteralmente: il tenente Daugherty, che si
è dimostrata drammaticamente fuori allenamento, e il comandante T’Ryla
hanno rischiato un mezzo infarto nel tentativo di assolvere coraggiosamente
al proprio dovere) al Centro Congressi per arrivarvi prima degli altri, pena
sottrazione di punti (non siamo arrivati al livello di tendere delle trappole
per ostacolare le altre squadre ma c’è mancato poco).
Capitava poi che si fosse sorpresi da una chiamata mentre ci si trovava nel
sito più lontano e si dovesse poi farsi consegnare delle bombole di
ossigeno per rianimare i concorrenti…
Nel parcheggio appena fuori il centro avveniva lo scontro a laser, cui partecipavano
due membri della squadra mentre gli ostaggi si davano il cambio e gli altri
partecipanti riprendevano fiato.
Ed era qui che si mostrava il vero spirito dei giocatori, che inventavano
astutissimi trucchetti (come alleanze tra squadre e altro) per sopravvivere
e non arrivare ultimi.
Infine, una volta massacrati i partecipanti allo scontro al laser, si poteva
ritornare alla ricerca dei pianeti… Sfortunatamente (o forse fortunatamente?)
le ultime partite si sono concluse con la vittoria a pari merito di tutti
i partecipanti, per dei problemi tecnici con le armi (qualcuno malignamente
ha supposto che ci fosse stato un sabotaggio delle macchinette, ma sono tutte
falsità).
Ma ciò che accadeva nel Centro Congressi era ancor più spaventoso:
i master, che per questo meritano la qualifica di Geni della Malvagità,
avevano inventato un gioco perverso per distruggerci…
I due membri-ostaggio si dividevano i compiti: uno dei due, maestro di strategia
(i ruoli sono stati di volta in volta ricoperti dai tenenti Tar Mardan, Daugherty, che non ha centrato un bersaglio che fosse uno, e dal comandante T’Ryla),
si travestiva da uomo-sandwich e portava addosso una cartellone raffigurante
una nave, della quale alcune parti erano ricoperte di moquette. Il loro obbiettivo
era rappresentare la nave e, muniti di pallette ricoperte di velcro, cercare
di colpire le altre "navi"… Probabilmente avrai già capito
che grazie alla nostra fantastica quanto infallibile mira non è andato
a segno neanche un colpo durante tutto il gioco (o forse soltanto una persona,
baciata dalla fortuna, probabilmente ubriaca del soprannominato vino di sangue
di scadente qualità, è riuscita a fare centro)…
L’altro compagno, invece, portava appeso ad un braccio uno scudo di carta.
Costui (nel nostro caso i tenenti Lomax, MiloSQ e Ruwon) aveva il compito
di preservare la "nave" dagli attacchi avversari difendendola col
proprio corpo e recuperare le pallette lanciate dal compagno, il quale doveva
invece mantenere la posizione (era come una specie di gioco da tavola a grandezza
naturale e il pavimento della sala del Centro Congressi rappresentava un vero
tabellone, sfruttando la presenza delle piastrelle che fungevano ognuna da
casella). Ma l’ingegno dei partecipanti si dimostra sempre nelle difficoltà!
Gli "scudi" ,affaticati per la prova malefica ( capitava sovente
che la pallina sfuggisse al controllo e facesse un paio di piani di scale
con il malcapitato alle spalle) e incalzati dai master che li schernivano
per le loro scarse abilità fisiche, hanno saputo inventare un ingegnosissimo
sistema di ventilazione (tutti in cerchio, ognuno faceva aria al compagno
successivo) impiegando gli scudi, che in quanto a sistemi di aerazione sono
imbattuti anche dai migliori ventilatori…
La fratellanza e la solidarietà in genere regnano sovrane durante
la Kobayshi, tutti si sentono più vicini e si aiutano a vicenda (finché
la cosa ha una qualche utilità, si intende…) essendo tutti sulla stessa
barca di sventura.
Infine, dopo varie ore, si è giunti alla prova finale: i master ci
hanno consegnato una lista di oggetti da trovare con tutti i mezzi… Quest’anno
la lista conteneva: venti monete da cinque centesimi (almeno una volta nella
vita tutti hanno ringraziato la presenza di quelle monetine nei loro portafogli),
spazzola per capelli non pieghevole (noi ne avevamo ben quattro), colla (procurata
dal tenente Tar Mardan che per motivi ignoti ne aveva uno stick in valigia),
due DVD originali, bottiglia di bibita analcolica e altro, più, come
sempre, bomboloni alla crema per tutta la squadra (master compresi).
La
serata è stata poi chiusa (intorno alle 3 e mezzo del mattino) con
l’annuncio (con conseguente pestaggio) dei vincitori, ad opera di tutti coloro
che non possono sopportare di essersi "autoumiliati" di fronte all’intera
popolazione di Bellaria senza poi ottenere la vittoria…
Infine, il giorno successivo, l’agognata premiazione (alla nostra squadra!
Alla nostra squadra!) con consegna del magnifico trofeo fabbricato dalle manine
d’oro dei master stessi.
Ora hai compreso, lettore, quali brutalità ci sono state imposte,
quali perfide trame sono state tessute alle spalle dei partecipanti, quali
torture perpetrate verso di me? E credi forse che questo scempio avrà
fine? Vedo nei tuoi occhi, scaltro lettore, che tu conosci già la risposta.
Insulterei la tua intelligenza pretendendo di fornirti una spiegazione logica,
ma naturalmente hai ragione: no.
L’anno prossimo sarà ancora più terribile, sarà ancora
più grandioso, ancora più…
Sottotenente Daugherty-Bhrel