USS SELEYA

 

Opera di Emrys del casato di Robor

Breve discorso sugli insegnamenti del Maestro K’Toh – Hech della scuola dell’Unificazione

IL CORPO

Ho già detto che non intendo scrivere un trattato che possa mirare a sostituirsi a saggistica già presente nella tradizione klingon, ma solamente cercare di avvicinare questa meravigliosa cultura alle altre razze della Federazione. Per questo motivo mi limiterò a parlare della Bat’Leth, l’arma klingon per definizione, l’unica così originale e differente dalle dotazioni standard di altri popoli.

La Bat’Leth caratterizza un klingon, nessun guerriero può permettersi di non saperla usare efficacemente o peggio maneggiare. Tuttavia per descrivere come l’energia di un klingon possa trasmettersi alla sua arma, devo partire dalla struttura dinamica del corpo. Queste definizioni sono comuni a moltissime altre razze e dunque la maggior parte dei concetti risulteranno certo familiari alle orecchie di tanti.

 

LE LEVE

Il corpo impara secondo tre dinamiche d’apprendimento (ancora il wej):
1 – materiale
2 – spirituale
3 – creativo

La dinamica materiale può essere localizzata visivamente con tutte le articolazioni ed i muscoli che operano dalla vita in giù. Perciò i piedi che danno la stabilità, ma anche la motilità e la leggerezza, le ginocchia che danno direzione ed elasticità, le anche che regolano la velocità e l’intensità di un’azione. Ma anche oltre il corpo, verso un punto imprecisato sotto il pavimento, possono dirigersi e concretizzarsi le dinamiche materiali.
Va infatti tenuto presente che nessun colpo finisce a contatto con l’avversario, al contrario, a quel punto comincia. In sostanza, semplificando, bisogna immaginare di colpire oltre il punto che in verità si intende raggiungere. A tale scopo aiutano i concetti di “peso dell’aura” e “impegno energetico”, che intendo trattare più avanti.

La dinamica spirituale specularmente a quella materiale può essere localizzata nelle parti del corpo complesse che vanno dalla vita in su, escluse le braccia, e che racchiudono complicate spirali di pieni e vuoti. Perciò dalla parte alta del bacino fino ad un punto imprecisato molto sopra la testa del guerrieri, localizzato sulla verticale della spina dorsale, si sprigionano ed agiscono le energie spirituali, ovvero tutte quelle azioni e intenzioni che coinvolgono più la via dell’apprendimento mentale.

La dinamica creativa è la principale via di collegamento tra quella materiale e quella spirituale e si localizza a livello delle braccia, che sono fautrici di tutte le tecniche (anche solo come intenzione, non è necessario che debbano agire effettivamente) e permettono allo spirituale di concretizzarsi nel materiale, generando l’atto.

Tutte le tecniche hanno in sé una parte di materiale ed una parte di spirituale, tutte le possibili attuazioni, ivi comprese le 27 Morti, sono svariati modi creativi di unire il materiale e lo spirituale.
Ne risulta che le parti del corpo più interessanti da analizzare siano le braccia. Concretamente le braccia si articolano in varie leve e torsioni che possono essere prese ad esempio per altri meccanismi corporei.
Anche qui ritorna il wej e si può cominciare a capire concretamente cosa si intenda come numero legato alla fisicità del corpo klingon.

Le braccia si dividono in tre leve:
1. Ampia distensiva forte (alla spalla)
2. Media compressiva (al gomito)
3. Breve torsiva immediata (al polso)

Una tecnica che usi la leva alla spalla genera un ritmo che erroneamente può essere inteso come lento, mentre è semplicemente ampio. Ampiezza non significa lentezza; anzi il corpo acquista velocità appoggiandosi all’alternanza dei pieni e dei vuoti che con una elevata evidenza il movimento alla spalla genera. Semplificando, sollevando un bastone per colpire, si usa generalmente una leva alla spalla. Se tale leva è obbligata breve, il bastone viene sollevato davanti al volto e ricade con poca energia e senza slancio. Invece, lasciando il movimento della sua ampiezza naturale, il bastone si solleva oltre la testa, creando il vuoto nel quale entra, come risucchiata, l’energia dell’avversario sul quale poi cala il colpo, cioè il pieno, con tutto il vigore possibile acquistato nello scambio tra pieno e vuoto. Per chi volesse provare, noterà che il colpo dato con l’ampiezza naturale della leva alla spalla è anche più veloce dell’altro, oltre ad essere ovviamente più efficace.

L’inganno delle leve ampie è manifestazione del desiderio di concludere prima del tempo, trascurando il concetto di tempo giusto e rivela un’insicurezza che il guerriero deve evitare di coltivare. Tale insicurezza spinge il klingon a voler controllare ogni cosa, forzandone il naturale percorso.

A tal proposito, il Maestro mi raccontò una storia.

Un vulcaniano aveva un bel giardino pensile. Ogni giorno passava fra le sue piante e controllava la crescita; se una pianta non aveva una foglia al giusto posto si rabbuiava ed andava nella sua stanza a meditare sui motivi e su come poter invogliare la pianta. Se invece al contrario era eccessivamente rigogliosa a discapito delle altre simili accanto, si rabbuiava ed andava a meditare su come poter diminuire tale vigore di crescita. Ogni giorno doveva passare tra le sue piante e guardarle in ogni minimo particolare, annotandone mentalmente i difetti e gli eccessi. Era come se le sue piante non potessero crescere bene senza di lui. Un giorno accadde che un impegno molto importante lo tenne lontano da casa per molte settimane. Il vulcaniano era concentrato sul suo impegno e non pensò mai alle sue piante.

Tuttavia poco prima di rientrare a casa rifletté che aveva abbandonato il suo giardino per troppo tempo e certamente le piante dovevano essere morte o molto mal ridotte. Visitandolo si accorse invece che le piante da sole erano cresciute benissimo, in modo naturale, molto meglio di quanto potesse immaginare.

In sostanza, lasciandole il giusto respiro, una tecnica di lotta cresce nel modo migliore.

Una leva compressiva è l’esempio più chiaro di una tecnica che sfrutti l’energia dell’avversario.
Per poter essere ‘pieni’ nella compressione bisogna essere ‘vuoti’ nel richiamo. Il vuoto che si genera appena prima della compressione fa sì che l’avversario sfrutti tale cedimento apparente per ritrovarsi chiuso in una torsione di cui il guerriero è l’unico controllore. Un errore comune è di pensare che la semplice compressione sia sufficiente. Senza dubbio, lavorando solo di forza, qualunque compressione è più che sufficiente ma diviene una tecnica rozza, con elevato spreco di energia, non in armonia con la verità dell’Universo e dunque senza onore.

La torsione è il meccanismo che permette all’energia di entrare nella leva creata anche se in compressione e andare a colpire l’interno delle dinamiche dell’avversario. Anche se agendo in questo modo un braccio può non rompersi o cedere materialmente, sarà stato in ogni caso colpito molto più efficacemente.
Una leva torsiva immediata colpisce il cuore, l’attenzione, il respiro e la mente. È particolarmente efficace e non ha bisogno di particolari scelte di tempi durante l’esecuzione, tale leva deve agire subito, non appena si sia deciso che è possibile effettuarla. Essendo la più potente è anche la scelta più ovvia in un corpo a corpo che miri a concludersi in fretta. Le torsioni al polso sono capaci di coinvolgere non solo la mano, ma anche l’intero braccio, il torace, la schiena e la mobilità del bacino. Le gambe devono poi seguire di conseguenza. L’alternanza di pieni e vuoti in una simile azione è molto veloce e dunque deve essere già stata considerata perfettamente a livello energetico.

IL LAVORO

Il corpo conosce due zone d’azione:

- una debole detta appunto Cono Debole che si estende per l’arco di cerchi che va dal fianco destro a quello sinistro e comprende la schiena

- una forte, detta Cono Forte, che completa il restante arco di cerchio davanti.

Non è difficile notare che l’arco detto forte è quella parte di spazio raggiungibile agevolmente con le mani in modo che le braccia non debbano girarsi in posizioni instabili. Tuttavia sono sempre possibili azioni nel Cono Debole, anche portate con armi, dotate di una straordinaria efficacia.

Il corpo lavora secondo due profili base:

- Totale, quando il guerriero si posiziona frontalmente rispetto all’avversario

- Parziale, quando il guerriero è di profilo rispetto all’avversario

Nel caso del profilo totale volutamente ci si pone nella condizione di bloccare ogni attacco ostacolandone l’energia, spezzando cioè quel flusso che si genera nelle intenzioni dell’avversario.
In questo modo si giunge più facilmente a condizioni di rottura.

Nel caso del profilo parziale invece l’energia non viene mai bloccata ma sfila lungo le linee d’attacco con le quali è possibile giocare per avere sempre un controllo totale sull’avversario. È una condizione più difficile perché obbliga il guerriero ad una concentrazione maggiore ma spesso permette di ottenere risultati migliori con minore dispendio di energia e in minor tempo.
La scuola dell’Unificazione nel corpo a corpo predilige questo secondo profilo.

LE ARMI

La Bat’ Leth

Le armi si dividono in due categorie base:

1. a un profilo, come una spada

2. a due profili, come un bastone

La Bat’Leth appartiene alla seconda categoria. È dunque un’arma a due profili non simmetrica (in quanto da una parte c’è l’impugnatura e dall’altra la lama).

Ogni arma possiede sempre almeno due lati, il lato vero e il lato falso, a seconda del modo d’impugnarla. Il lato vero è quello rivolto verso l’avversario e il lato falso è quello rivolto verso se stessi. Le armi a due profili ovviamente possiedono due lati veri e due lati falsi, cioè quelli del profilo superiore (alto, spirituale) e quelli del profilo inferiore (basso, materiale). Le armi a due profili vengono generalmente impugnate là dove il materiale e lo spirituale si incontrano.
In una Bat’Leth il lato falso è obbligatorio, essendo coincidente con quello ove si trova l’impugnatura.

Il profilo spirituale (alto) e quello materiale (basso) a loro volta dipendono da come si prende in mano l’arma: afferrandola con il palmo della mano rivolto verso se stessi il profilo spirituale è quello più lontano da sé, ovvero quello che colpirebbe per primo in un calante verticale.

Altre zone dell’arma sono state nominate a seconda dei loro ruoli in un combattimento e mi limiterò ad elencarli di seguito.


1. debole calante
2. taglio di Kahless
3. minore calante
4. forte calante
5. cuore spirituale
6. armatura superiore
7. primo cuore o cuore dinamico
8. centro dinamico o silenzio
9. lama d’ingaggio
10. armatura inferiore
11. cuore materiale
12. leva primaria
13. forte montante
14. minore montante
15. mano di Kahless
16. debole montante


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IMP. KLINGON